Maltrattamenti sui minori. Ottocentomila i bambini a rischio

16 giugno 2014

I maltrattamenti sui bambini hanno tanti volti. Quello dei genitori che si fanno rispettare solo con le botte, della mamma che rimpinza il bimbo di cibo fino all’eccesso, delle violenze in casa a cui i figli sono costretti ad assistere, fino ad arrivare al vero e proprio abuso.

Le piccole vittime sono tante, tantissime: stando a dati presentati di recente all’International Pediatric Workshop di San Pietroburgo dall’Osservatorio Nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza (Paidòss), in Italia i bimbi a rischio maltrattamenti sono circa ottocentomila. «E temiamo che possano crescere ancora, per colpa della crisi economica», spiega Giuseppe Mele, presidente di Paidòss.

Indagine sui pediatri
I dati derivano da un’indagine condotta dall’Osservatorio su 300 pediatri di famiglia che dimostra come proprio i medici siano spesso i primi, assieme alla scuola, ad accorgersi di qualcosa che non va in famiglia. «Esistono segnali di disagio che non devono essere sottovalutati: un bambino svogliato, che comincia ad andare male a scuola o su cui si vedono “strane” ferite deve allarmare, spingendo il pediatra a fare domande o andare a casa del piccolo - dice Mele -. I bimbi più a rischio sono quelli che appartengono a famiglie dove esistono situazioni di disagio, dai nuclei molto allargati che provocano convivenze difficili alle separazioni genitoriali, dalla presenza di un handicap del bambino alla povertà. Che è in continuo aumento e ci preoccupa, perché la scarsità di risorse purtroppo si associa spesso ai maltrattamenti. In Italia sono almeno ottocentomila i bambini che vivono in povertà assoluta, il doppio quelli che versano in condizioni di povertà relativa».

I minori presi in carico dai servizi sociali per maltrattamenti sono circa centomila, ma secondo le stime almeno altri settecentomila sono i casi a rischio o che non sono stati denunciati. Perché farlo non è banale, neppure per i pediatri stessi: l’indagine mostra che a uno su cinque è capitato di non segnalare un caso sospetto, temendo di non avere abbastanza elementi per farlo o di non essere abbastanza tutelato se poi la denuncia si fosse rivelata inadeguata.

Trascuratezza affettiva
Così la maggioranza dei medici vorrebbe più formazione e strumenti per capire e segnalare i maltrattamenti, che spesso si “nascondono” nelle pieghe di una famiglia apparentemente normale. «Nel 53 per cento dei casi il maltrattamento consiste in una trascuratezza materiale e affettiva, a volte molto difficile da individuare dall’esterno - fa notare Mele -. È diffusa anche l’iper-cura, ovvero l’eccesso di attenzioni che si trasforma in un atteggiamento quasi soffocante: nell’80 per cento dei casi ne sono responsabili le madri, un esempio è il bimbo obeso perché la mamma lo rimpinza di cibo non necessario pensando così di nutrirlo bene.

Naturalmente a diverse età corrispondono tipologie differenti di maltrattamento, anche se la maggioranza dei casi si verifica su piccoli di quattro, cinque, sei anni; tuttavia le angherie “solo” fisiche sono le meno comuni, gli abusi sessuali per esempio riguardano una piccola parte di casi. L’eterogeneità delle situazioni che possono procurare sofferenze ai bimbi però è tale che i periodici bilanci di salute, oggi orientati a far emergere solo problematiche fisiche o quasi, dovrebbero prevedere protocolli per riconoscere il disagio in famiglia», conclude il pediatra.

 

Fonte: corriere.it