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Achille, il ragazzo autistico che insegna inglese ai bambini03 giugno 2017 I bambini, due quarte elementari, sono tutti sulle spine: qualcuno fa addirittura fatica a stare seduto. Achille Missiroli, elegantissimo in giacca e pantaloni blu, aspetta nascosto dietro una porta. Poi avanza fino al centro dell’aula di fronte alla cattedra, appoggia il libro illustrato su un leggio e inizia a declamare, la pronuncia perfetta: «Alice was sitting by the river». Accompagnandosi con un gesto delle mani descrive, sempre in inglese, il coniglio bianco dagli occhi rosa e il salto di Alice nella tana che la condurrà nel Paese delle Meraviglie. Alla scuola primaria Nicola Pisano di Modena si fa lezione di lingue. Niente di strano se non fosse che l’insegnante, Achille, è un ragazzo autistico di 18 anni che ha perfezionato da solo l’inglese guardando e riguardano video su Internet e ripetendone le frasi. È già la terza volta che tiene una lettura nell’istituto e il giorno dopo lo aspetta un’altra scuola.
Le domande dei bimbi Quando Achille pronuncia le parole conclusive del racconto: «That’s it! That’s the End», un’ondata di eccitazione percorre tutta la sala. «Adesso avrei qualche domanda in inglese per voi» dice ai bambini. «Anche noi!» rispondono loro in coro. E immediatamente si alza una selva di mani. Lo scambio prosegue in lingua. «What’s your favourite machine?» chiede uno degli scolari. «Machine? You mean your favourite car!» lo corregge Achille. «Lamborghini!» aggiunge poi accolto da un’ovazione carica di orgoglio emiliano. E ancora (sempre in inglese): «Ti piace più Alice grande o quella piccola?» domanda una bimba riferendosi alla parte della storia in cui la protagonista cambia dimensioni. «Né grande né piccola — ribatte lui — ma quella della dimensione giusta». L’entusiasmo è difficile da contenere e ogni tanto le maestre devono richiamare all’ordine le classi. Il progetto «Il fatto di relazionarsi con lui e di esprimersi in inglese li stimola moltissimo — dice una delle insegnanti, Anna Maria Morselli, 52 anni —. La prima volta che Achille è venuto a far lezione non avevamo detto loro che aveva l’autismo: non se ne sono accorti e non hanno colto le sue difficoltà sociali. Poi abbiamo lavorato per sensibilizzarli su chi è un “fuori classe”. Abbiamo già un altro appuntamento per l’anno prossimo». Dietro alle letture nelle scuole c’è quella che Achille, chiedendo di farle «un applauso» , definisce «la mia collega» («senza di lei non avrei mai fatto questa esperienza», spiega): Marcella Vaccari, 47 anni, l’educatrice specializzata nel lavoro con bambini autistici assunta dalla sua famiglia, che si è inventata il «Progetto fuoriclasse» (appunto) per permettere ad Achille, che frequenta la quinta di un istituto tecnico, di partecipare all’alternanza scuola-lavoro prevista per gli studenti italiani. Le abilità di Achille «Quello che abbiamo fatto è puntare sulla sua abilità, invece che partire da una disabilità — dice —: Achille è affetto da disturbo dello spettro autistico ad alto funzionamento, ha un quoziente di intelligenza alto, 111 sulla scala non verbale, ma ha difficoltà per quanto riguarda l’autonomia e le capacità relazionali». L’autismo infatti limita soprattutto le interazioni sociali e le persone che ne sono affette faticano a riconoscere le emozioni di chi li circonda. Le letture nelle scuole elementari stanno aiutando anche lui: «Con i bambini crea una relazione vera, che gestisce lui — aggiunge l’educatrice —: a volte ha bisogno del mio aiuto, ma “tenere” due classi è complicato per tutti. Abbiamo solo dovuto prepararci un po’ prima — aggiunge Vaccari — perché Achille di solito dice molte parolacce e con i bimbi non va bene». Recitare è la vera passione di questo ragazzo e la sua chiave di accesso agli altri: per parlare prende in prestito le frasi dei film che vede, il timbro impostato da anni di corsi di teatro.
Fonte: corriere.it
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